In principio fu il Pinot: capriccioso, poco produttivo, instabile nel colore, eppure capace di regalare vini così eleganti e profumati. Mutevole per natura, ha dato origine al Pinot Bianco e al Pinot Grigio; incrociandosi, ha generato lo Chardonnay e forse il Traminer, dal quale derivano il Cabernet Sauvignon e il Merlot. In Italia ha per nipoti Marzemino, Lagrein e Refosco.
E’ questo solo un esempio dei legami di parentela, complessi, proprio come quelli di ogni famiglia che si rispetti.
Attilio Scienza, tra i massimi studiosi di viticoltura al mondo e la biologa Serena Imazio sono riusciti a scoprire tutti gli intrighi, muovendosi tra analisi del Dna, archeologia, antropologia, mito e letteratura e ripercorrendo l’origine e la storia dei grandi vitigni. Che è anche la storia degli uomini che li hanno amati e coltivati.
Che cosa lega Nebbiolo e Syrah, Sangiovese e Gaglioppo? Lo rivelano nel volume i due studiosi e ricercatori di genetica della vite attraverso le antiche parentele dei più celebri vitigni a partire proprio dalla storia esemplare del Pinot.
Oggi in Europa si contano circa 10.000 vitigni, diversissimi per caratteristiche, che discendono però da pochi avi fondatori. L’analisi genetica ha rivelato insospettabili storie di incroci, scambi e migrazioni.
Furono i mercanti a introdurre vitigni esotici, come Moscati e Malvasie, e gli uomini che si allontanavano dalla loro terra a portare con sé le proprie radici sotto forma di piante e creando nuove varietà.
Da: La Stirpe del Vino. Nobili ascendenze e incroci bastardi dei vini più amati (Sperling & Kupfer)